Le Orecchiette (“recchietelle” in dialetto barese) sono il simbolo della Puglia, un simbolo che dal tacco del Belpaese è diventato famoso in tutto il mondo. Più che un piatto le Orecchiette sono un vero e proprio rituale, soprattutto nelle case dei pugliesi dove la loro preparazione e il loro consumo rappresentano l’occasione per riunire tutta la famiglia e mettere fianco a fianco generazioni diverse: a Bari e in molte altre cittadine pugliesi è comune vedere nonne e nipoti impastare e modellare assieme questi piccoli tesori culinari.
La ricetta delle Orecchiette con le cime di rapa
Scopriamo assieme la ricetta per preparare questo primo piatto e goderci un pranzo sano, veloce e leggero!
Storia delle orecchiette
Qual è l’origine delle “piccole orecchie”? Una risposta certa non esiste, ma quel che è certo è che le loro radici affondano profondamente nel terreno della tradizione.
Secondo alcuni le Orecchiette sono originarie della Provenza: qui durante il Medioevo, era comune un tipo di pasta di grano duro con un incavo al centro chiamata “crosets”. Dalla Provenza sarebbero state portate in Italia dagli Angioini, che governavano la Puglia e la Basilicata nel XIII secolo.
Secondo altri questa pasta sarebbe nata a Sannicandro di Bari tra il XII e il XIII secolo utilizzando il grano duro coltivato nel Tavoliere delle Puglie. In quel periodo l’area era sotto il dominio normanno-svevo: la cucina locale si sarebbe quindi fusa con quella della comunità ebraica residente dando vita a una pasta simile alle “orecchie di Haman” (piccoli dischi di pasta frolla fritta) della tradizione ebraica, che hanno una forma concava e arrotondata proprio come le orecchiette. Quella forma tra l’altro non era dettata dal caso, ma aveva una precisa funzione pratica: la forma concava, favorendo il processo di essiccazione, aiutava a conservare meglio la pasta per utilizzarla nei periodi di carestia.
Stando ad altre fonti storiche, infine, la prima testimonianza di questo formato di pasta si troverebbe in un atto di successione del 1500 conservato nell’archivio della Basilica di San Nicola a Bari. In quel documento un fornaio lasciava la sua attività in eredità alla figlia e la dote includeva anche la preparazione delle “recchjetedde”.
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