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Vista della costa di Amalfi

La corsa di Sant’Andrea ad Amalfi

La Corsa di Sant’Andrea è una tradizione amalfitana molto particolare, molto importante per gli abitanti della zona e davvero spettacolare per chi ha la fortuna di assistervi. 

Questo antico rito che si celebra due volte l’anno, una il 27 giugno e l’altra il 30 Novembre, è più di una cerimonia religiosa dedicata al Santo patrono della città. Infatti nei secoli, coinvolgendo nelle sue diverse tappe una gran parte della popolazione, questa “corsa” è diventata a tutti gli effetti una manifestazione culturale popolare della zona. 

Oltre a celebrare il Santo - che prima di diventare Apostolo, Martire e protettore dei pescatori, pescivendoli e di tutti coloro che hanno a che fare con la pesca era esso stesso un pescatore di Cafarnao - in questa particolare giornata si celebra la comunità, si spera per un buon raccolto e una buona pesca e si condivide la cultura gastronomica della zona costiera.

Immagine composita di interno di chiesa con sacerdoti e banda cittadina che suona lungo una strada di paese

La cerimonia vuole che la statua del santo, detta dagli Amalfitani ”o’ viecchio”, venga portata in processione dalle congregazioni religiose dal Duomo fino alla spiaggia. Poi, i pescatori - scelti non a caso, ma in quanto seconda massima autorità nel momento della nascita di questa tradizione - la riportano alla cattedrale di corsa, su per lo scalone monumentale, in un rituale che ricorda molto quello della Festa di San Matteo a Salerno. Giunti in Duomo i pescatori in segno di ringraziamento lasciano a Sant’Andrea offerte di pesce fresco o piccoli pesci in ferro o legno. I festeggiamenti proseguono fino a sera, con fuochi d’artificio e banchetti a base di pesce, a cui la popolazione intera partecipa condividendo ricette e tradizioni culinarie di famiglia.

Duomo di Amalfi

Immancabili la zuppa di pesce chiamata Pignatiello - il nome del coccio tradizionale in cui viene cotta - preparata con scorfani, coccio, seppie, polipetti, cozze, vongole e gamberoni rossi, e gli scialatielli, inventati dallo chef Enrico Cosentino e chiamati così dall’unione dei termini dialettali “sciala” (ovvero “dai libero sfogo”) “tiell” (“padella”), italianizzato poi in “Scialatielli”.

Ed ecco qui per voi la ricetta degli Scialatielli della nostra Cesarina Alessandra.

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