

In questo spazio speciale diamo il benvenuto alle nuove Cesarine e ai nuovi Cesarini che hanno appena fatto il loro ingresso nella nostra Community. Ogni mese, scopriremo insieme chi sono, da dove vengono, come hanno conosciuto la Community e quali storie e ricette speciali portano con sé. Si tratta di un'occasione per poter celebrare tutti insieme la bellezza della cucina italiana.
Oggi vi presentiamo la Cesarina Francesca direttamente da Civitavecchia. Con grande entusiasmo, Francesca ha risposto alle domande della nostra intervista, che potete leggere qui sotto.
Com’è nata la tua passione per la cucina italiana?
La mia cucina nasce dall’incontro di due anime che convivono dentro di me: quella romana e quella napoletana. Sono nata a Torre del Greco, ma oggi vivo a Civitavecchia, dove mi sono trasferita perché mio marito lavora qui.
Ho sempre amato cucinare, ma il vero piacere è nato dal desiderio di riscoprire e portare avanti ciò che mi è stato insegnato dalle donne della famiglia: mia madre, e le nonne. Quando ho iniziato a lavorare con loro, ho capito che il mio obiettivo non era solo cucinare, ma tramandare ciò che ho imparato. È stato allora che ho capito che questa è la mia strada: cucinare per raccontare una storia.
Come hai conosciuto la community di Cesarine?
Durante una vacanza in Puglia, ho fatto un’esperienza insieme alla Cesarina Maria, che mi ha accolto come se fossi parte della sua famiglia. È stata lei a suggerirmi di intraprendere questo percorso. Quando, tempo dopo, l’ho chiamata per dirle che avevo deciso di diventare anche io una Cesarina, era sinceramente felice per me. Mi ha seguita, consigliata, e ci sentiamo ancora oggi. È anche grazie a lei se ho intrapreso questa strada.
Col tempo, ho costruito un modo tutto mio di vedere la cucina. Non cerco la perfezione: voglio che chi entra in casa mia si senta bene, accolto, che respiri natura. Ho un orto in giardino e insieme agli ospiti andiamo insieme a raccogliere gli ingredienti. Per me, il chilometro zero è molto importante.
Ricordo che una volta, un ospite mi ha chiesto se la mia casa fosse in vendita. Forse perché si era sentito così a casa da voler restare. È questo che mi interessa: non impressionare, ma creare un momento che resti. Per molti dei miei ospiti è la prima esperienza appena arrivati in Italia. È come offrirgli un benvenuto vero, che lascia un ricordo. Come dico sempre: “Chi cucina con amore assaggia più del cibo”. Aprire le porte di casa vale più di mille ristoranti. Non le chiamo cooking class, per me sono esperienze, perché sono racconti di vita.
Perché ti piace fare parte di questa Community?
Quello che mi ha colpito fin da subito è stato il tanto ascolto e la vera voglia di crescere insieme. In Cesarine ho trovato un luogo in cui le storie si uniscono, si intrecciano. Dovete sapere che io vengo da una famiglia molto movimentata, che viaggia tanto.
Quello che apprezzo moltissimo di questa realtà è la sua attenzione alle piccole realtà locali, a chi lavora con cura, precisione e passione per i dettagli. Mi sento libera di proporre le mie idee e spero davvero di poter dare un contributo personale, mettendo a disposizione la mia esperienza e il mio modo di fare.
Mi piace profondamente il concetto alla base: “Vieni da me, ti insegno qualcosa e spero che tu possa portarla con te e condividerla con altri”.
Fare piccole cose insieme in famiglia, cucinare, raccontarsi, riscoprire valori antichi è qualcosa di bellissimo. Ogni volta mi emoziona, perché mi fa vedere da dove siamo partiti e cosa siamo diventati oggi. Cesarine è una bella realtà, ma per me è solo l’inizio. Sono molto soddisfatta, felice del percorso che ho intrapreso e il team è stato carinissimo.
Qual è per te la tua ricetta del cuore? Ha un significato particolare?
È difficile scegliere un solo piatto, ma se devo pensare a qualcosa che davvero mi rappresenta, direi la pastiera napoletana. È un dolce legato ai miei ricordi, quelli della Pasqua e del Natale. Mia madre la preparava sempre in quei periodi: in casa c’era un profumo inconfondibile di fiori d’arancio, che sembrava riempire tutte le stanze.
Noi abbiamo leggermente abbandonato la ricetta originale, la quale non prevede la crema pasticcera, ma mia madre abbondava. Per me, oggi, questo dolce è un modo di riportare la mia famiglia a tavola. Il mio orto, ad esempio, mi fa pensare a mia nonna, alle cose genuine. Quando sforno una pastiera sento quel profumo forte, avvolgente, che per me sa di domenica, sa di casa.
La pastiera napoletana
La pastiera napoletana è molto più di un dolce: è il simbolo della tradizione gastronomica partenopea, un dessert che racconta storie di famiglia, fede e rinascita. Originaria di Napoli, la pastiera è legata alla celebrazione della Pasqua, ma ormai viene preparata e gustata in ogni periodo dell’anno. Il suo profumo inconfondibile, a base di fiori d’arancio, ricotta e grano, invade le cucine napoletane nei giorni di festa, trasformando ogni morso in un viaggio nei sapori autentici del Sud Italia.
Le sue origini si intrecciano tra storia e leggenda: si narra che la sirena Partenope, per ringraziare i napoletani della loro ospitalità, donò loro gli ingredienti simbolici della pastiera – grano, uova, zucchero, fiori d’arancio, latte e spezie. Ma la versione più accreditata è che siano state le suore del convento di San Gregorio Armeno a codificare la ricetta, unendo ingredienti semplici in un’armonia di gusto e significato religioso.
La pastiera è composta da una base di pasta frolla che racchiude un ripieno di ricotta fresca, grano cotto, uova, canditi e acqua di fiori d’arancio. Il risultato è una torta profumata, compatta ma cremosa, dal sapore delicatamente speziato. La croce decorativa in superficie richiama il simbolismo pasquale, ma anche l’arte pasticcera napoletana.
Un consiglio da veri intenditori: la pastiera migliora con il riposo. Va preparata almeno uno o due giorni prima di essere gustata, per permettere ai profumi e agli aromi di fondersi in un equilibrio perfetto. Ogni famiglia ha la sua variante segreta: c’è chi aggiunge crema pasticcera, chi predilige più o meno grano, chi ne esclude i canditi.
Dolce della memoria e della condivisione, la pastiera napoletana rappresenta l’anima conviviale di Napoli. È uno di quei piatti che non si dimenticano: profuma di primavera, ma soprattutto di casa.

Pastiera napoletana
Ingredienti
- Per la pasta frolla:
- 500 g di farina 00
- 200 g di zucchero
- 200 g di burro freddo a pezzetti
- 3 uova intere
- Scorza grattugiata di 1 limone
- Un pizzico di sale
Per la crema di grano (da preparare il giorno prima):- 500 g di grano cotto
- 300 ml di latte intero
- 30 g di burro
- Scorza di 1 limone (intera, non grattugiata)
Per il ripieno:- 700 g di ricotta di pecora (ben scolata e setacciata)
- 200 g di zucchero
- 7 uova intere
- 3 tuorli
- Scorza grattugiata di 1 arancia e 1 limone
- 1 pizzico di sale
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
- 1 punta di cannella regina (quella dolce, da erboristeria)
- 2 cucchiai di acqua di fiori d’arancio (o a piacere)
Procedimento
Per la pasta frolla:
- Lavorate rapidamente tutti gli ingredienti fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo.
- Avvolgete l’impasto nella pellicola trasparente.
- Lasciate riposare in frigorifero per almeno 1 ora (oppure tutta la notte, se preferite).
- Stendete l’impasto su un foglio di carta da forno: eviterete che si attacchi e sarà più semplice da maneggiare
Per la crema di grano (da preparare il giorno prima):
- Mettete tutto in un pentolino.
- Cuocete a fuoco basso per 20-25 minuti, mescolando spesso, fino a ottenere una crema morbida e profumata.
- Togliete la scorza.
- Lasciate raffreddare completamente a temperatura ambiente.
Coprite e mettete in frigorifero per tutta la notte.
Per il ripieno:
- Montate bene le uova intere e i tuorli con lo zucchero usando le fruste, fino a ottenere un composto chiaro e spumoso.
- Aggiungete la ricotta e continuate a mescolare.
- Unite: le scorze grattugiate, un pizzico di sale, la vaniglia, la cannella regina (ne basta davvero una punta) e l’acqua di fiori d’arancio.
- Incorporate la crema di grano fredda, mescolando bene fino a ottenere una crema liscia e profumata.
Assemblaggio e cottura:
- Preriscaldate il forno statico a 160°C.
- Foderate gli stampi con la pasta frolla, stesa su carta da forno.
- Versate il ripieno fino a poco sotto il bordo.
- Con la frolla avanzata, ritagliate 7 strisce per ogni pastiera (devono essere 7: è la tradizione).
- Disponete le strisce incrociate sopra la superficie.
- Cuocete per circa 1 ora e 15 minuti, o finché la superficie sarà dorata e sprigionerà un profumo delizioso in tutta la casa.
- Se dovesse scurirsi troppo in fretta, coprite leggermente con un foglio di alluminio.
Riposo e conservazione:
- Non mangiate la pastiera subito dopo la cottura: lasciatela riposare almeno 24 ore, meglio ancora 48, per permettere ai sapori di armonizzarsi.
- Conservatela fuori dal frigorifero, coperta con un canovaccio, in un luogo fresco e asciutto.
Volete una versione ancora più golosa?
Se volete un ripieno più vellutato: preparate una crema pasticcera leggera da unire e mescolare al ripieno prima di versarlo nel guscio di frolla. Il risultato è una pastiera ancora più cremosa: un’esagerazione di bontà!
- Scaldate 500 ml di latte intero con la scorza di limone (senza portarlo a ebollizione).
- A parte, sbattete 4 tuorli con 100 g di zucchero e 40 g di amido di mais (oppure farina 00).
- Versate il latte caldo a filo sul composto di uova, mescolando bene.
- Rimettete tutto sul fuoco a fiamma bassa.
- Cuocete, mescolando continuamente, finché la crema si addensa.
- Fate raffreddare completamente la crema, coprendola con pellicola a contatto.
- Una volta fredda, unitela al ripieno e mescolate bene prima di versarlo nel guscio di frolla.