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Vari tipi di pasta secca su tavolo

XXVI Giornata Mondiale della Pasta

Amanti dei carboidrati di tutto il mondo, unitevi!

Il 25 ottobre è una data da segnare sul calendario: si celebra infatti la XXVI Giornata Mondiale della Pasta. Lunga, corta, con uova, senza uova, secca, ripiena: i modi in cui si può declinare il simbolo per eccellenza del Made in Italy sono pressoché infiniti, basti pensare che solo l’Italia produce circa 300 tipi di pasta differenti. Per festeggiare questa giornata, vi proponiamo la ricetta di una pasta ripiena dal sapore autunnale: i Tortelli di zucca della nostra Cesarina Chiara di Reggiolo.

Cesarina Chiara - Reggiolo - Tortelli di zucca

“I tortelli di zucca sono tra i piatti più tipici della bassa. Seppur di influenza mantovana, è una delle ricette tipiche dei paesini che si affacciano sul fiume Po, tra le province di Reggio Emilia e Mantova, tra Emilia e Lombardia. Le famiglie portano avanti la tradizione dei tortelli con ripieno di zucca, conditi con un sugo di pomodoro, il tipico soffritto e sono tipici del periodo autunnale”.

La pasta nella nostra dieta quotidiana

Non coglierà nessuno di sorpresa se diciamo che i maggiori consumatori di pasta al mondo siamo noi italiani con circa 23 kg pro-capite consumati all’anno. Ma maccheroni, spaghetti, tagliatelle hanno ormai conquistato tutto il mondo: in 10 anni i consumi a livello globale sono quasi raddoppiati, il che è un’ottima notizia poiché la pasta - consumata nelle giuste quantità - fa bene al corpo e, perché no, anche allo spirito.

La Giornata Mondiale della Pasta, istituita nel 1998 per iniziativa dell’Unione Italiana Food e IPO, ha proprio lo scopo di promuovere e far conoscere le caratteristiche di questo cibo, un alimento sano, sostenibile e versatile che, contrariamente a quanto si pensa, non è affatto il nemico numero uno di chi vuole raggiungere o mantenere il peso ideale. Assieme a frutta e verdura la pasta è infatti alla base della dieta mediterranea, unanimemente considerata un modello di corretta alimentazione perché fornisce carboidrati, sali minerali e vitamine e contemporaneamente è povera di grassi e proteine animali. 

Piramide alimentare con pasta


Tra fatti e leggende: un po’ di storia sulla pasta

È difficile, se non impossibile, dire chi abbia inventato la pasta. Ma una cosa è certa: non è stato Marco Polo a portarla in Europa dalla Cina nel 1295. Forse una geniale trovata di marketing, questa storia è apparsa per la prima volta nel 1929 sul Macaroni Journal, la rivista dell’associazione dei produttori americani, ed ha poi attecchito tanto da ritrovarsi anche in una scena del film del 1938 con Gary Cooper “Le avventure di Marco Polo”.

Foto composita con ritratto di Marco Polo, vedute di palazzi cinesi, Muraglia Cinese e locandina di film Le Avventure di Marco Polo

Se nemmeno Sherlock Holmes potrebbe individuare l’inventore della pasta in senso stretto, documenti e reperti archeologici ci permettono però di affermare con sicurezza che questo cibo era già conosciuto da Greci e Romani. Certo, non dobbiamo immaginarci banchetti allietati da piatti pieni di maccheroni o spaghetti (per quelli al pomodoro bisognerà attendere il 1837): la pasta di una volta era molto diversa da quella di oggi e poteva richiedere addirittura un’ora per cuocersi. Stando agli scritti di Orazio e al De Re Coquinaria di Apicio, nell’antica Roma era comune un tipo di pasta chiamata “lagana” di cui era ghiotto anche il grande oratore Cicerone: si trattava di strisce di pasta sovrapposte generalmente condite con verdure. Notate anche voi una certa assonanza tra “lagana” e “lasagna”, vero?

Foto composita con frontespizio De Re Coquinaria e dipinto di banchetto romano

Dopo la caduta dell’Impero Romano la pasta sembra cadere nell’oblio: con ogni probabilità la crisi che aveva colpito l’agricoltura in quel periodo aveva determinato una diminuzione nella produzione di grano e reso questo cibo un lusso riservato a pochissimi.

Bisognerà aspettare il IX secolo per assistere al ritorno della pasta sulle tavole: grazie agli Arabi, la pasta - nella forma secca, più facilmente conservabile - torna a diffondersi nell’area mediterranea.

Pitture medievali su alimentazione

In Sicilia, in particolare, trova terreno fertile e si sviluppa una vera e propria industria, tanto che dal XII navi cariche di pasta salpano regolarmente dall’isola alla volta dell’Italia meridionale, della Sardegna e del sud della Francia. Tuttavia, fino alla fine del ‘500 la pasta non si trova sulle tavole dei poveri perché ancora molto costosa: solo dal ‘600, con la diminuzione dei costi di produzione e di conseguenza dei prezzi, il suo consumo si diffonde tra i vari strati della popolazione.


Oltre il piatto

Ormai la pasta non è più solo un alimento, ma è uscita dalle cucine diventando un vero e proprio oggetto iconico, tanto da meritarsi un museo a lei interamente dedicato e di essere annoverata nel 2010 tra i patrimoni culturali immateriali dell’umanità.

Se già a metà ‘600 la pasta è stata protagonista di varie opere, come ne “Il Mangiamaccheroni” del pittore Mathias Stomet dove un uomo mangia di buon gusto un piatto di pasta con le mani, in tempi più recenti ha ispirato designer di fama mondiale come Philippe Starck, che nel 1984 ha creato un suo personalissimo maccherone con “ali” dallo spessore doppio perché “americani e francesi tendono a stracuocerla”, e Mauro Olivieri, che con i Campotti - un formato simile alla Calamarata ma stretto al centro così da sembrare un otto - ha vinto la Menzione d’Onore alla XXIII edizione del premio Compasso d’Oro.

Il Mangiamaccheroni, dipinto di Mathias Stomet

Ma la pasta ha fatto incursione anche nella settima arte diventando la star di scene cult: impossibile dimenticare l’abbuffata di pasta in Miseria e nobiltà con Totò e la sfida tra gli spaghetti e il Nando di Alberto Sordi in Un Americano a Roma con la celebre battuta "Maccarone, m'hai provocato e io ti distruggo".

Totò nella scena degli spaghetti in Miseria e nobiltà e Alberto Sordi (Nando) in Un americano a Roma


L’albero degli spaghetti

È forse la madre di tutte le bufale. Inghilterra, 1° aprile 1957: milioni di telespettatori vedono scorrere sui loro schermi le incredibili immagini di un’allegra famigliola svizzera intenta a raccogliere dagli alberi nastri di spaghetti come se fossero grappoli d’uva.

A tirare questo formidabile scherzo, l’istituzione dell’informazione a livello mondiale: la BBC. Complice il fatto che all’epoca gli spaghetti non fossero molto conosciuti in Inghilterra e che la voce narrante del falso documentario fosse del credibilissimo conduttore Richard Dimbleby, molti inglesi abboccarono allo scherzo e intasarono il centralino di Panorama, il programma aveva mandato in onda il servizio, per chiedere informazioni su come coltivare questo sensazionale albero di spaghetti. 

Decenni dopo la CNN definì il falso documentario “il più grande scherzo che un organo d'informazione rispettabile abbia mai pensato”.

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